Il posto in cui ci troviamo è di un panorama unico; in un solo colpo d’occhio si possono ammirare le Isoli Egadi, la suggestiva Erice e i fantastici tramonti sulle Saline. Mozia e Selinunte poi sono facilmente raggiungibili.
Le saline costituiscono un elemento inconfondibile della costa occidentale siciliana, da Trapani a Marsala, con i loro grandi mulini a vento, con i vasti specchi d’acqua e i canali, con i grandi mucchi di sale ricoperti da tegole di terracotta: un paesaggio che è rimasto immutato nei secoli e nel quale, in primavera ed in autunno, si possono trovare uccelli migratori, come anatre selvatiche, folaghe, cavalieri d’Italia e perfino qualche trampoliere; un paesaggio che può anche sembrare monotono ed uniforme, ma che noi trapanesi amiamo perché vi abbiamo le nostre radici, perché Trapani crebbe, anche, per l’attività delle saline. Alcune si estendono non lontano dalla mia casa, a Nubia, e perciò ho avuto sempre familiarità con questo mondo che, par-ticolarmente d’estate, si anima e vive; un mondo che però è mutato negli ultimi 30 anni, perché anche in esso sono stati introdotti i processi industriali e la meccanizzazione, per le esigenze della redditività economica. Nel passato le saline erano assai più numerose e una larga fetta della popolazione trapanese vi trovava lavoro, sia pure stagionale; anche il porto ne traeva vantaggio, perché l’esportazione del sale veniva effettuata esclusivamente con navi a vela o a vapore: venivano dalla Norvegia, dalla Svezia, dalla Danimarca, dall’Inghilterra… Ma nel primo e nel secondo dopoguerra molte saline sono state abbandonate e successivamente interrate, per ricavarne magari aree fabbricabili.
E molti mulini a vento, i grandi mulini a stella, sono stati demoliti o sono scomparsi, come è scomparsa, soppiantata da una macchina più moderna, la figura del mulinare. Perciò siamo grati all’Azienda Provinciale per il Turismo di Trapani che ne ha restaurato alcuni, includendo la visita ai mulini fra gli itinerari turistici della provincia.